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Festival dell'Economia 2008: «Democrazia e Mercato»
 
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Nucleare, Clò: «Non si illuda
la gente sui tempi e sui costi»

dall'inviato Piero Fornara

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30 maggio 2008

TRENTO – Il grigio pomeriggio di pioggia di venerdì 30 maggio non ha impedito al variegato "popolo dello scoiattolo" di affollare pressoché tutti gli eventi del Festival dell'Economia in corso a Trento. Alla Biblioteca Comunale, per gli "Incontri con l'autore", il professor Alberto Clò, docente di economia industriale all'Università di Bologna ed ex ministro dell'Industria nel governo Dini nel 1995-96, ha presentato il suo ultimo libro "Il rebus energetico" edito da Il Mulino, che comprende fra l'altro un capitolo intitolato "Il nucleare fra aspettative e realtà". In margine al dibattito, ha incontrato i giornalisti presenti, rispondendo ad alcune domande del «Sole 24 Ore.com».

Clò apre al dibattito sul nucleare, dopo l'annuncio del ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola, che ha dichiarato di voler procedere all'inizio della costruzione di centrali atomiche entro la fine della legislatura: «Non ho alcuna pregiudiziale sul fatto che in Italia si riprenda una riflessione sul nucleare», ma allo stesso tempo ammonisce che «bisogna che ci sia un progetto chiaro in cui siano specificati obiettivi e tempi». Non si può «pensare che basti un annuncio perché questo diventi un progetto». Quindi un avvertimento: «Sia chiaro che non devono essere i consumatori (cioè noi) a finanziare il nucleare». Clò ha voluto mettere in guardia sui rischi che lo sviluppo del settore debba essere sovvenzionato massicciamente dallo Stato, così come avvenuto con le energie rinnovabili attraverso i Cip6. «Le imprese che dicono di voler fare il nucleare - ha proseguito Clò - lo facciano, ma ricordandosi che siamo in un regime di mercato».

Il peccato originale sul nucleare rimane comunque il referendum del 1987, definito da Clò «una scelta sciagurata». La consultazione popolare di vent'anni fa per l'abolizione del nucleare, contro la quale Clò si batté senza successo, sancì di fatto l'uscita dell'Italia dal nucleare (anche se non "de jure") e provocò l'azzeramento di un sistema «scientifico, di capacità manifatturiera e istituzionale. Ora occorre ripartire da zero». «La scelta politica - ha argomentato - non basta alla realizzazione». Pensate, ci dice, che «avevamo allora in Italia più di 2.500 ingegneri nucleari (mi auguro adesso che siano tutti ancora viventi e felicemente in pensione, aggiunge sorridendo). Non possiamo ragionevolmente pensare di ridurre in breve tempo la dipendenza e diminuire il prezzo dell'energia in Italia: occorrono cinque centrali da mille megawatt per ridurre il costo medio del 5 per cento». I tempi sono inevitabilmente più lunghi di quelli prospettati dal Governo.

Clò ha spiegato che a livello internazionale, «delle 35 centrali atomiche in costruzione nel mondo, 30 si trovano in Paesi emergenti, la più parte di questi non li definirei regimi democratici (e qui siamo al Festival dell'Economia dedicato a "Mercato e Democrazia", ndr). L'unica già in costruzione in Europa è in Finlandia, Paese nucleare: se ne cominciò a parlare nel 1997, fu autorizzata nel 2002, avviata nel 2005 e andrà in esercizio nel 2011: fanno quattordici anni, sempre che saranno rispettati i tempi. Ben più degli otto anni che ha sostenuto il ministro Scajola».


Per questo Clò si è augurato che «come nel 1986-87 si strumentalizzò la paura dell'opinione pubblica per uscire dal nucleare, ora non si strumentalizzi in senso opposto la gente – preoccupata per l'aumento del prezzo del petrolio e dell'energia elettrica – per far passare la scelta per il nucleare. Cosa succederà – si è chiesto ancora Clò – se fra cinque anni il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, che per quella data vuole mettere la prima pietra degli impianti, perderà il giorno dopo le elezioni?». E conclude: «Non sono io a contestare il ritorno al nucleare, ma correggere le scelte di vent'anni fa richiederà tempi lunghi».

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